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234 colosso egiziano

maggior parte delle statue egiziane non sedenti, quello cioè di chi dà il primo passo per camminare: del qual uso costantissimo non mi pare che vi possa essere stato altro motivo se non che quello di dare così maggior stabilita alle statue dilatandone la base.

Dalle sponde del Nilo non è venuta ancora in Europa un’altra figura intiera superiore in mole, ed in conservazione a questa ch’io descrivo. La sua altezza totale è di piedi piemontesi 10 ed once 3; cioè poco minore di cinque metri e mezzo: ma quasi la metà di questa misura è formata dagli ornamenti del capo e dalla base, la quale sola s’alza da terra 18 in 19 once. Il suo peso, dai calcoli che ne ho fatti fare in Livorno quando ebbi a levarla di là, non è minore di mille rubbi genovesi, ossia di venticinque mila libbre.

La sua sostanza è di un arenite di color rosso giallognolo, in alcune parti venata di paonazzo, abbondante di quarzo e di mica, e così dura e ristretta che pochissimo hanno potuto su di essa le ingiurie de’ secoli: ma il clima sempre caldo e secco dell’adusta Tebaide ha senza dubbio contribuito moltissimo alla sua conservazione; presso di noi all’incontro temo assai che non sosterrà egualmente il rigore del freddo, poichè, essendo le arenili di tal natura che facilmente possono essere penetrate dall’acqua, se non si tengono riparate, questa congelandosi ne’ loro vani poco per volta le sgrana e le distrugge. Lo stile della sua scultura è intieramente egiziano: ma è verissimo che in quella maniera rigida sì, ma sempre fedele nelle proporzioni, poche cose si possono vedere più grandiose, e meglio lavorate. Chi ne osserverà le articolazioni stenterà a persuadersi ch’esso non sia stato fatto ad imitazione delle arti greche o romane ne’ secoli del loro dominio; e tale fu il mio parere appena la vidi la prima volta. Vero è che le sue estremità inferiori sono alquanto più grosse che non dovrebbero essere, e non corrispondono intieramente alle proporzioni del rimanente della figura: ma ciò non all’imperizia dello scultore si dee attribuire, ma si bene alla necessità in cui egli si trovò di non istaccare di troppo le gambe della statua tanto dall’obelisco maggiore, al quale sta