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del cav. di s. quintino 153

dir vero, nel luogo quì sopra citato1, non dà a Libarna, come a Tortona, il titolo di colonia: Libarna, Dertona colonia, Iria: ma ciò non toglie che, dopo l’età di quello scrittore, i Libarnesi non abbiano poscia dovuto cambiare i loro diritti municipali colla legge ed i privilegi de’ Romani. In ogni tempo piacque a quegli onnipotenti conquistatori di concedere questo premio, o castigo che il vogliam dire, ai municipii delle provincie da essi conquistate.

Un’altra notizia noi ricaviamo dalla medesima iscrizione, cioè che anche Libarna, al pari delle altre più ragguardevoli città di que’ tempi, avea un collegio di Flamini d’Augusto, fra i quali era ascritto un illustre suo cittadino Gneo Serrano della gente Atilia, il quale accoppiava a quella religiosa dignità l’altra più cospicua ancora di proteggitore o patrono della colonia. Infatti cospicuo sommamente, ed onorevole dovea essere presso gli Antichi quest’uffizio, quando lo stesso Cicerone, uomo consolare, recavasi ad onore di esercitarlo in Roma a prò di alcune città della Campania.

Ora prima di dar fine a queste osservazioni mi sia lecito di proporre ancora una conghiettura che io traggo dalla iscrizione or mentovata, e dalle altre già recate più sopra. Queste iscrizioni da noi già esaminate sono tre; in tutte tacitamente, od apertamente è fatta menzione di Libarna, ed il protagonista di essa è un personaggio appartenente alla famiglia degli Atilii. Marco Atilio Eros, Seviro augustale, è nominato nella prima, con Atilia Elpide sua liberta. Nella seconda abbiamo Cajo Atilio Bradua, figlio di Cajo, fondatore del teatro, e restauratore del Foro di Libarna. Nella terza, come si è detto poc’anzi, Gneo Atilio Serrano, figlio di Gneo, ne vien fatto conoscere come Flamine di Augusto, e patrono di quella colonia.

Quella famiglia, distinta in Libarna con tre diversi cognomi Eros, Bradua, e Serrano, dovea dunque esservi molto numerosa e diramata, e probabilmente, siccome investita delle primarie dignità,

  1. Hist. Nat. III. c. 7.