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Era così destino, che i danni sofferti dall’Italia nella battaglia d’Adua fossero compensati dai benefici generali apportati alla causa della civiltà 1.




  1. A contrastare il frutto di quei successi che all’Inghilterra ed all’Egitto costarono tante spese e tanti sacrifici, avveniva frattanto uno strano incedente, cioè l’occupazione di Fascioda nel Nilo a 600 km. circa da Kartum per parte dei Francesi.
    Dopo la caduta del dominio di Emin Pascià nelle ricche regioni equatoriali, queste attrassero gli sguardi e destarono le cupidigie della Francia, e quando poi, ripresa la campagna contro il Sudan, le sorti dell’impresa Mahdista si videro già decise, la Francia intraprese verso di esse due spedizioni laterali, una dal Congo francese comandata dal maggiore Marchand, un altra dall’Abissinia col marchese Bonchamps.
    Ma l’Inghilterra vegliava, e mentre le sue truppe anglo-egiziane salivano il Nilo ricacciandosi avanti i Mahdisti, faceva muovere dalla parte opposta, cioè dall’Uganda il maggiore Macdonald ad affermare i diritti inglesi sulle regioni equatoriali.
    Senonchè Macdonald essendoglisi ribellati i sudanesi, dovette fermarsi a mezza via, mentre Marchand invece il dieci luglio 1898 per la via del Congo, dell’Ubanghi e del Bahra Gazal potè giungere con 8 ufficiali e 120 uomini del Senegal a Fascioda. Bonchamps ammalatosi per via dovette rinunciare all’impresa.
    Gravissimo incidente generò questo fatto tra la Francia e l’Inghilterra, la quale dopo aver sostenuto tante lotte e tante spese per la riconquista del Sudan si vedeva occupare una città che è la chiave dei laghi equatoriali.
    Il Sirdar Kitchener dopo la battaglia del 2 settembre andò tosto ed in persona con un battaglione Sudanese, su pel Nilo ad occupare anch’egli la Città, lasciando alla diplomazia la soluzione dello strano incidente.
    Più che il diritto e la ragione i giganteschi armamenti tosto preparati dall’Inghilterra, indussero la recalcitrante Francia a richiamare più o meno velatamente il Marchand che abbandonò la sua conquista nelle mani degli anglo-egiziani.