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Tra Toselli e Maconnen furono scambiati per alcuni giorni dei messi per stabilire le condizioni del colloquio col Governatore. Ma in breve il primo ebbe ad accorgersi che il Ras fingeva e cercava pretesti per avanzare indisturbato e perlustrare le posizioni dei nostri, senza mai concludere nulla. Finalmente Toselli avvertì Maconnen che se veramente aveva intenzione di trattare la pace facesse proposte chiare e frattanto si ritirasse ad Ascianghi; e poichè il Ras sdegnato gli rispose intimandogli di sgombrare il passo, Toselli si preparò alle armi opponendogli un fiero rifiuto.

Ormai il dado era tratto, e si vide lo strano spettacolo di un battaglione di 2000 uomini che lanciava il guanto di sfida ad un’intera armata di 35000.

Certamente il prode maggiore quando lanciava tale sfida al prepotente Ras, ignorava che in seguito a due gravi inconvenienti già successi nelle corrispondenze tra lui ed il comando del Tigrè, si sarebbe trovato nel momento della lotta completamente isolato e abbandonato.

Toselli alcuni giorni prima, trovandosi ancora sulla fortissima posizione di Belegò, si era accorto che essa era facilmente aggirabile dal nemico, e con lettera del 28 novembre aveva manifestato al generale Arimondi l’intenzione di ripiegare su Amba Alagi. Il Comandante del Tigrè autorizzò non solo tale ripiegamento, ma gli mandò un telegramma che concludeva colle seguenti parole: Lascio in facoltà V. S. mantenersi ancora Belegò o ripiegare ai piedi di Amba Alagi, o secondo circostanze più in-