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la storia della creazione. 27

più o meno le negano. — I fisici, i chimici e tutti gli studiosi della natura materiale, osservando i fenomeni improvocati di essa, ovvero quelli ch’ei provocano collo sperimento, prendono talora l’abito di non riconoscere come fonte di certezze se non l’una o l’altra osservazione materiale, come certezze se non le dedotte da tal fonte; chiamano le proprie sole scienze, sola filosofia naturale, e deridono, disprezzan l’altre chiamandole innaturali o oltrenaturali, speculative, non intelligibili; quasi lo spirito non fosse nella natura, non fosse intelligibile pur esso. — E gli osservatori della natura spirituale, i metafisici, derisi da questi e derisori loro a vicenda, cadono pur essi talora in simile errore, ed a forza di contemplar lo spirito giungono a negar la materia. — Quanto più poi si restringe l’oggetto delle scienze, più elle cadono in tale errore. I medici che osservan l’uomo nel corpo, non trovando l’animo, lo negano. Il politico e l’economista rinnegano quanto non entra negli interessi della potenza o della ricchezza umana da essi proseguiti; il moralista stesso quanto non è necessario alla società umana, e via via. Quindi, se dall’ampliarsi di tutte le scienze nasce ad ogni uomo la necessità di coltivarne specialmente una sola, ei si fa pur necessario e quasi dovere a ciascuno l’entrar nel campo delle altre, tanto almeno da intendere la connessione di quella con queste. Come niun campo, così niuna scienza non può esser compiuta se non a’ suoi limiti; e questi sono pur limiti de’ vicini. — All’incontro, i grandi di qualunque scienza, coloro che la compresero tutta nell’ampia lor mente, ne compresero sempre i limiti ultimi, e così le connessioni con tutte le altre vicine. E questo è carattere loro così costante, che non solo gli antichi quando le scienze eran ristrette, ma anche i moderni coltivatori di esse crescenti e cresciute, Dante, Galileo, Descartes, Pascal, Newton, Leibnizio e gli altri simili, errarono sì talora addentro, talor fuori de’ limiti della propria scienza, ma non mai nel non volerne uscire con altri metodi, nel non iscorgere e connessioni della propria con l’altre scienze. Nè io crederei che così errasse nemmen Bacone, che ne fu troppo incolpato; ma solamente i seguaci, pervertitori e ristringitori del metodo di lui. Ma fra tutti, Pascal ne’ suoi Pensieri, Newton