Pagina:Mazzini - Scritti editi e inediti, LXIX.djvu/377

i proprietari nobili: non può conciliarla eolla separazione artificiale delle classi. Il popolo vede che gli è concesso di liberarsi col tempo da ogni lavoro coattivo, ma esso vede da un altro lato perpetuarsi la sua soggezione ai proprietari delle terre, i quali rimangono, sotto il nome di Giudici di pace, arbitri dei suoi destini. Sire, noi pure, lo confessiamo, mal possiamo intendere condizione siiíatta di cose. La societá ci sembra spinta da essa in una via senza escita, sulla quale vive una perenne minaccia alla prosperiti! e alla tranquillitá dell’Impero. Perché persistervi ancora? Lungi dal guardare alla cessione d’una parte delle nostre terre ai contadini come a violazione dei nostri diritti, noi la consideriamo come ottimo ed unico mezzo per mantenere la \rdce interna del paese e gli stessi nostri interessi. E invocliiamo la rapida esecuzione del concetto, fatta in modo che non aggravi d’altri oneri ingiusti i contadini. Il privilegio sottraeva fino ad oggi la nobiltá all’obbligo di contribuire ai piú importanti tributi. Or noi oggi consideriamo delitro il vivere profittando di tutti i vatitaggi sociali a spese della inaggioranza della Nazione. I^J"oi non possiamo consentire a recitar nel paese la parte d’inutili oziosi: rifiutiamo quindi l’ingiusto privilegio e vi chie diamo. Sire, di ammetterci a partecipare ai carichi pubblici, proporzionatamente alle proprietá di ciasenno. E respingiamo egualmente il privilegio esclusivo di dare al paese amministratori e giudici. È diritto che deve d’ora innanzi appartenere all’intero popolo. Sire! Convinti che voi desiderate sinceramente il bene della Russia, noi crediamo compire un sacro