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lagni dei deputati sardi e dei Consigli di Comune, di Provincia, e di Divisione, presentò una legge intesa a dotare la Sardegna d’ una rete di strade. Gli ingegneri piemontesi trovarono modo, a furia di studi, contro-studi, lavori preparatori i e verificazioni, di esaurire la somma, quando le strade non erano giunte a metá. Le opere che dovevano essere fluite in sei anni, noi sono oggi nei disegni. E a scusarsi della negligenza scandalosa, s’accumularono ingiurie sui poveri Sardi. Mentre si lavorava a Oschiri. ricco paese del Circondario d’Ozieri, la strada che mena a Terranova, fu, nel 1855. ucciso per vendetta privata o gelosia di subalterni, un capo ingegnere. 11 governo decretò subitamente lo stato d’assedio: e il ministro nella relazione del re, pubblicata nella Gazzetta officiale, dichiarò i Sardi avversi all’opere pubbliche e nemici di ogni progresso di civiltá. Gli Oschiresi e l’intera Sardegna protestarono contro la stolta accusa. I ventiquattro deputati sardi s’adoperarono a raccogliere i documenti del fatto per chiarire il vero in pubblica discussione. Il ministero evitò il peri(^olo, chiudendo sugli ultimi di maggio la Camera. Intanto in un paese che iiccusano di barbarie, vasto quant" è la Sicilia, e sul quale la popolazione è disseminata a grandi distanze, la sicurezza pubblica è affidata a seicento carabinieri regi, metá a cavallo e metá a piedi, staccati dall’esercito e dai carabinieri del continente e senza incitamento di ))romozioni: la giustizia, prima dell’istituzione dei giurati, v’era amministrata in modo contrario al nome: le ()rigioni sono anche oggi bolgie d’inferno, indegne d’ogni Stato civile. Lord Vernon le infamò nel Risorgimento, dettato allora da Cavour; le rehizioni officiali delle Commissioni governative confer-