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e salvate la vita di Everardo! Da principio ad Ines pareva di sognare, ma ben tosto riconoscendo esser questa la voce di Maurizio, quello, cui senza saperne render ragione, portava maggiore affetto, discese dal letto e si portò alla camera di Everardo. In mezzo al suo terrore ed alle sue angosce ebbe ciò non ostante bastante presenza di spirito per camminare con passo leggiero, per timore di risvegliare il suo sposo. Entrata nella camera le si offrì il più terribile spettacolo. Everardo era disteso sul letto, dal quale per effetto dello spasimo aveva rimosse le poche coperte, che rimanevano, ed il raggio della luna cadendo sulle di lui membra alabastrine, lo facevano rassembrare una statua di marmo. Teneva le braccia posate al disopra del capo e dalle loro vene aperte colavano due rivi di sangue. I suoi biondi e ricciuti capelli ne erano intristi; di color violaceo aveva ricoperte le labbra, ed i gemiti si facean sentire sempre più flebili ed affannosi. Cotesto commovente spettacolo bandì da Ines ogni altro