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parlò dell’avvenimento con quanta inquietudine un padre immergesi in tutti i sentimenti di umanità. Isidora, tranquillizzata per la condotta di lui, sopportò coraggiosa tutti gli incomodi inerenti alla sua nuova posizione, e che erano renduti più penosi da’ suoi proprii timori e dal mistero in cui era forzata ad invilupparsi. Sperava, che Melmoth la ricompenserebbe finalmente con una pubblica ed onorata confessione alla famiglia di lei; non esprimeva peraltro questa sua speranza se non col silenzio e coll’angelico sorriso.

Il momento fatale si avvicinava a gran passi, e le più crudeli inquietudini cominciarono ad agitarla sulla sorte di una creatura, che nascer doveva in tanto misteriose circostanze. Essendo venuto Melmoth e trovatala che piangeva: ahime! rispose quando egli ne dimandò il motivo. Non ho io ragioni sufficienti per piangere? Non vi siete che voi solo da poter disseccare la sorgente del mio pianto! Sento che l’avvenimento, che si approssima mi diverrà fatale. So