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guenza dedursi, che io era realmente la vittima del nemico del genere umano. Mi disse di seriamente riflettere al pericolo della mia situazione, e di riporre totalmente la mia confidenza in quelli, che dovevano di me profferire la sentenza, e che in fine se lo ente misterioso fosse venuto di nuovo a visitarmi fossi stato bene in ascolto per sentire ciò che le sue labbre impure avrebbero profferito, per riferire il tutto fedelmente al tribunale.

Partito che fu l’inquisitore mi posi a seriamente considerare quanto mi aveva detto; io era certo della innocenza per parte mia, ma temeva fortemente qual giro potesse prendere la mia causa. Minacciato ad un tempo dal potere della inquisizione e del demonio, risolvetti di star bene in attenzione a quello che seguirebbe nella mia cella, e non dovetti lungo tempo aspettare. La seconda notte dopo il mio interrogatorio vidi entrar di nuovo l’incognito; il mio primo moto fu di chiamare ad alta voce gli ufficiali della inquisizione: ma temendo di far peggio rimasi fermo