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erano assorti, ma ne avea trovato amaro il frutto, e gli sguardi di lei dimostravano una soave e triste riconoscenza, molto addatta a lacerare il cuore di colui, che aveva data la prima lezione di dolore a quello di una creatura sì bella, sì amabile e piena di tanta innocenza. Allo straniero non isfuggì cotesta espressione e godette del suo trionfo.

Nel fare ad Immalia lo straniero un quadro esatto de’ vizii della società forse la sua intenzione era stata quella di distorla dal desiderio di contemplarla da vicino; forse nutriva egli una vaga speranza di tenerla guardata in quella solitudine, ove potrebbe qualche volta vederla, e respirare nell’atmosfera di purità che regnava intorno a lei il solo zefiro che rinfrescasse l’ardente solitudine, in seno alla quale scorreva la sua esistenza. Cotesta speranza acquistò un nuovo grado di forza quando egli vide l’impressione che i suoi discorsi avevano fatto sopra di lei. La fervida intelligenza, l’avida curiosità o la viva riconoscenza che prima le