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der tutti felici! Ma voi non lo potreste, Immalia. Cotesto mondo è tanto vasto, che in tutto il corso della vostra vita potreste a mala pena attraversarlo, e nelle vostre corse non potreste vedere che piccol numero di infelici alla volta, e sovente le loro infelicità sarebbero tali, che nessun potere umano avrebbe la forza di alleviarle. A queste parole Immalia diede in un dirotto pianto. Debole, ma amabile creatura, aggiunse lo straniero, credette voi forse, che le vostre lagrime possano guarire le sofferenze della malattia, spegnere il fuoco, che arde in un cuore esulcerato, rianimare i corpi estenuati dalla fame, ma soprattutto ammorzare le fiamme di una illecita passione?

Immalia impallidì alla enumerazione di tanti mali, de’ quali non aveva alcuna idea. Finalmente disse, che in qualunque luogo andasse porterebbe seco de’ fiori e che farebbe assidere gl’infelici all’ombra de’ tamarindi. Quanto alla malattia e alla morte, ella non sapeva cosa dir volessero. Sarà forse, ella disse, come i