Pagina:Maturin - Melmoth, I, 1842.djvu/266


253

estrema verso la comunità, senza trascurare intanto nessuna delle scrupolose precauzioni, che mi erano state dal mio fratello raccomandate. Dovrò io manifestarvi la forza o la debolezza del mio cuore? In mezzo alla dissimulazione, che io era obbligato di osservare, la sola circostanza, che mi cagionasse un vero dispiacere, era di vedermi costretto a distruggere le lettere di quel caro e generoso giovine, che aveva tutto arrischiato per farmi riacquistare la libertà. Frattanto io continuava i miei preparativi con una industria inconcepibile onde uscire di quel luogo, ove era stato forzato a rinchiudermi per tutta la vita.

Era circa la metà della quaresima. Tutta la comunità si preparava a fare la confessione generale dopo il tempo del ritiro spirituale di dieci giorni; i miei confratelli si rinchiudevano, e si prostravano innanzi agli altari per esaminare minutamente lo stato della propria coscienza. In tutta, la casa regnava una specie di silenziosa confusione, che favoriva a