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è decisamente più viva, che nell’aria atmosfesica, e si conserva lucente por un tempo quasi triplo. Questo accade tanto per i soli segmenti luminosi, come per la lucciola intera.

5.° Questa materia fosforescente, allorchè si trova in condizioni da spander luce, consuma una porzione d’ossigene che è rimpiazzata dal volume eguale d’acido carbonico.

6.° Questa stessa sostanza in contatto dell’ossigene, ma messa prima in condizione di non spander più luce, non assorbe nemmeno sensibilmente l’ossigene, ne sviluppa acido carbonico. Desidero che fissiate particolarmente la vostra attenzione sopra questo risultato.

7.° L’ossigene nella proporzione di 1 a 9 d’idrogene o d’acido carbonico, forma un mezzo in cui la fosforescenza continua per alcune ore; si può concludere da ciò che è per l’alterazione avvenuta nella sostanza fosforescente, che questa cessa di splendere dopo molti giorni, essendo stata messa da prima nell’ossigene puro, di cui inseguito una porzione sola è stata rimpiazzata dall’acido carbonico.

Ho esaminato l’idrogene in cui aveva tenute varie lucciole per 24 ore, ed in cui non avevano durato a splendere che per pochi minuti. È così che avviene se il gas è puro, se si opera sul mercurio e se si ha cura di empire la campana rovesciandola due o tre volte, per togliere l’aria aderente alle lucciole. In questo gas idrogene ho trovato che il volume era cresciuto di una piccolissima quantità; sopra 8cc idrogene, ebbi 0cc,2 d’aumento di volume che la potassa ha assorbito. È dunque acido carbonico che le lucciole hanno prodotto, e questo, o perchè vi era nelle loro trachee un resto d’ossigene che si è combinato al carbonio e cangiato in acido carbonico, perchè esse contenevano già formato quest’acido. Quando i soli segmenti luminosi sono messi con tutte le precauzioni nell’idrogene, non durano che pochi secondi a splendere, e il gas non cangia.