Pagina:Matilde Serao, Beatrice (1890).djvu/23


Beatrice 17


sul viso. Povera Ginevra, nella notte, sola, avvolta nelle vesti funebri, cacciata via da tutti, inutilmente risuscitata, ella pensò se non era meglio ritornarsene sul letto funereo e aspettare colà veramente la morte, giacchè niuno più volea saperne di lei. Disperata, con un idea estrema, ella andò a battere alla porta del suo amore, di colui che ella aveva amato, riamata: era l’ultimo tentativo. Costui venne ad aprire: vegliava, piangeva sulla sua Ginevra morta. Rivedendola in quell’ora, così vestita, come pazza, egli non le chiese se fosse un fantasma o un essere vivente: egli non si spaventò, non si arretrò, non si sorprese: semplicemente le tese le braccia e le disse: entra.

Così, nella notte chiara, è dolcissima cosa sedersi sotto la loggia dove l’immenso talento di Orcagna profuse i suoi tesori e guardare il cielo come la bronzea Giuditta lo guarda, e fissare gli occhi sulla piazza ove s’erge il palazzo della Signoria. L’aria


2