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mula anelava, tutta sudata, nel salire la via erta. Un povero vecchio che s’incontrò, carico di manipoli, sfinito, si mise a borbottare:

— O dove andate vossignoria a quest’ora?... Avete tanti denari, e vi date l’anima al diavolo!

Giunse al paese che suonava mezzogiorno, mentre tutti scappavano a casa come facesse temporale. Dal Rosario veniva il canonico Lupi, accaldato, col nicchio sulla nuca, soffiando forte:

— Ah, ah, don Gesualdo!... andate a mangiare un boccone?... Io no, per mia disgrazia! Sono a bocca asciutta sino a quest’ora... Vado a celebrare la santa messa... la messa di mezzogiorno!... un capriccio di Monsignore!

— Sono salito al paese apposta per voi!.... Ho fatto questa pettata!... È caldo, eh! — intanto si asciugava il sudore col fazzoletto. — Ho paura che mi giuochino qualche tiro, riguardo a quell’appalto delle strade comunali, signor canonico. Vossignoria che vi fate sentire in paese... ci avete pensato? So poi l’obbligo mio!...

— Ma che dite?... fra di noi!... ci sto lavorando... A proposito, che facciamo per quell’altro affare? ci avete pensato? che risposta mi date?

Don Gesualdo il quale aveva messo al passo la mula, camminandogli allato, curvo sulla sella, un po’ sbalordito dal gran sole, rispose: