Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/437


— 429 —

sull’uscio dell’anticamera. Successe un istante d’imbarazzo fra i parenti. Zacco e don Ninì si calmarono di botto, tornando cerimoniosi.

— Scusate! scusate! La cugina Bianca crederà chissà cosa, al sentirci gridare... per nulla poi!... — Zacco sorrideva bonariamente, con la faccia ancora infocata. Don Ninì s’avvolgeva di nuovo la sciarpa al collo. Sua moglie, col sorriso amabile lei pure, tolse commiato.

— Tanti saluti a donna Bianca... Non vogliamo disturbarla... Speriamo che la Madonna abbia a fare il miracolo... — Don Ninì con la bocca coperta grugnì anche lui qualche parola che non potè udirsi. — Un momento. Vengo con voi, — esclamò Zacco. — E fingendo di cercare il cappello e la canna d’India s’accostò a don Gesualdo nel buio dell’anticamera.

— Sentite... Fate male, in parola d’onore! Quella è una proposta seria!... Fate male a non intendervi col barone Rubiera!...

— No, non voglio impicci!... Ho tanti altri fastidi pel capo!... Poi, mia moglie ha detto di no. Avete udito voi stesso.

Il barone stava per montare in furia davvero!

— Ah!... vostra moglie?... Le date retta quando vi accomoda! — Ma cambiò tono subito. — Del resto fate voi!... Fate voi, amico mio!... Aspettate, don Ninì. Veniamo subito. — Sua moglie non la finiva più. Sem-