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Don Gesualdo, malgrado il malumore che aveva in corpo, mosse la bocca a riso, come a dire che non si fidava di nessuno.

— Bene! Se sapeste che roba è quell’uomo!... Ciò che diceva di voi, prima!... prima di essere pane e cacio con voi!... Che roba gli scappava di bocca!...

Donna Giuseppina, con le gote gonfie, stringeva le labbra, quasi per non lasciarselo scappare neppur lei.

— Infine, lasciamo andare! Chiacchiera non macina al mulino... È parente anche lui!... Dunque torniamo a noi. Perchè ci facciamo la guerra? Perchè facciamo campare giudici ed avvocati alle nostre spalle? Cosa sono questi malumori fra parenti? Per quella miseria che vi devo? Sì, una miseria! Per voi è una presa di tabacco...

— Scusate, scusate, anche per voi...

Allora interloquì donna Giuseppina, contando miserie, una famiglia numerosa, sua suocera, la baronessa, finchè viveva lei...

— Scusate... Non c’entra... È che i denari servono, sapete... I miei denari li ho dati a vostro marito.

Don Ninì prese a scusarsi, dinanzi alla moglie. Certo... i denari se li era fatti prestare... in un momento che aveva persa la testa... Quando si è giovani... sarebbe meglio tagliarsela la testa, alle volte... Voleva pagare... col tempo... sino all’ultimo baiocco,