Pagina:Mastro-don Gesualdo (1890).djvu/398


— 390 —

tevi! Non fate scandali, ch’è peggio! Vedete vostra moglie, che pare stia per rendere l’anima a Dio, poveretta! Lei è madre! Non possiamo sapere quello che ci ha nel cuore in questo momento! Sono venuta apposta per accomodar la frittata. Io non ci ho il pelo nello stomaco, come tanti altri. Non so tener rancore. Sapete che mi sono sbracciata sempre pei parenti. Mi avete messo sulla strada... col colèra... con un orfanello sulle spalle... Ma non importa. Eccomi qua ad accomodare la faccenda. Ho il cuore buono, tanto peggio! mio danno! Ma non so che farci! Ora bisogna pensare al riparo. Bisogna maritar quei due ragazzi, ora che il male è fatto. Non ci è più rimedio. Del resto sul giovane non avete che dire... di buona famiglia.

Don Gesualdo stavolta le perse il rispetto addirittura, con tanto di bocca aperta, quasi volesse mangiarsela: — Con quel pezzente?... Dargli la mia figliuola?... Piuttosto la faccio morire tisica come sua madre!... In campagna! in un convento! Bel negozio che mi portate!... da pari vostra!... Ci vuole una bella faccia tosta!... Mi fate ridere con questa bella nobiltà... So quanto vale!... tutti quanti siete!....

Successe un parapiglia. Donna Sarina sfoderò anche lei la sua lingua tagliente, rossa al pari di un gallo: — Parlate da quello che siete! Almeno dovevate tacere per riguardo a vostra moglie, villano!