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Don Luca si lasciò scappare di bocca, mentre andava spogliandosi degli abiti ecclesiastici, col viso dentro la cotta, le braccia in aria, la voce soffocata:

— Bisogna vedere quel che ha raccolto alla Canziria, bisogna vedere!

— Ah, ah! venite di lassù?

— Sissignore, — rispose il sagrestano, cavando fuori il viso rosso e imbarazzato. — Così, per fare quattro passi... Ci vado ogni anno per la limosina della chiesa... Don Gesualdo è devoto di sant’Agata!

— Un cuor d’oro! — interruppe il canonico. — Generoso, caritatevole!... Peccato che...

E si diede della mano sulla bocca.

— Quello che stavo dicendo a donna Bianca!... — confermò don Luca, ripreso animo, cogli occhietti di nuovo petulanti.

— Basta! basta! Ciascuno dispone a suo modo in casa sua! Ora vi lascio pei fatti vostri. Tanti saluti a don Diego e a don Ferdinando!

Donna Bianca imbarazzata voleva andarsene anche lei; ma ma il sagrestano la trattenne:

— Un momento! Cosa devo dire a padre Angelino, se volete mettervi in grazia di Dio prima della festa di san Giovanni Battista...

Il canonico insisteva anche lui: — No, no, restate, donna Bianca, fate gli affari vostri. — Poscia, appena egli lasciò ricadere la portiera, uscendo, don Luca