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formato.... Da un pezzo che non me ne occupo... Tanto da fare!... Non ho tempo di soffiarmi il naso... Vedremo... sentiremo...

In quella entrò Canali, il quale veniva a cercare Margarone, sorpreso di non vederlo all’ora solita. Anch’esso sapeva del ponte, e sembrava che si divertisse mezzo mondo a prolungare le condoglianze — il veleno che gli scorreva sotto il faccione giallo: — Ahi! ahi! don Gesualdo!... Era un’impresa grossa!... Un colpo da mandare ruzzoloni!... C’era troppa carne al fuoco in casa vostra!... — Don Filippo, ora che aveva l’appoggio, si rivoltò anche lui: — Bisogna fare il passo secondo la gamba, mio caro!... Volevate pigliare il cielo a pugni... Il posto a chi tocca, caro amico!... Non bisogna mettersi in testa di dare il gambetto a un paese intero!...

Don Gesualdo allora perse la pazienza. Si alzò di botto, rosso come un gallo, e aprì la bocca per sfogarsi. Ma il canonico gliela tappò con una mano. — State zitto! Lasciate dire a me! Sentite qua, don Filippo!

Lo tirò per la falda nell’anticamera. Di lì a un po’ rientrarono a braccetto, don Filippo tornato un pezzo di zucchero con mastro don Gesualdo, spalancandogli addosso gli occhioni di bue, quasi lo vedesse allora per la prima volta: — Vedremo!... Quanto a me... quel che si può fare... Ho parlato nel vostro interesse, caro don Gesualdo...