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Quest’aere produce grandi ingegni ma non gli alleva; Roma fu sempre secondo il mio genio; ed io, conforme m’avisa V.S., mi risolverò al partito del cardinale principe, poiché non è senza qualche conseguenza onorevole. Aspetto con desiderio la licenza per li miei libri. Dica al signor Preti che non rispondo alla sua lettera per le mie solite occupazioni. Ho da pregar V. S. che renda di mia parte le mie piti affettuose raccomandazioni al signor Baiacca, che si mostra cosi parziale delle mie cose; ma non mi maraviglio, mentre cotesto bello ingegno serve al mio illustrissimo signor cardinale di Cremona.

I sonetti in risposta di quel N. sono belli e piccanti, ma troppo iperbolici lodandomi, perché non merito. Io ne rendo grazie al signor Gasparo Bonifaccio ed all’ eccellentissimo Litigato e ne conserverò viva memoria. Bensi vorrei che V. S. fingesse non avermeli mandati e che scrivesse insieme a quei signori a non publicar queste loro fatiche, perché in questo modo quel tal non volesse imbrattar la carta e cicalar del mio nome, ché averebbe l’intento. Questa razza di gente bisogna covrirla e nasconderla con l’oblivione, perché sono stati degli altri i quali hanno voluto stuzzicarmi perché io fischiassi loro una volta, vedendo forse che quel poeta panciuto si comprò l’immortalitá delle mie Fischiate. Il silenzio sia loro risposta. Se nelle cose serie quei signori scriveranno cosi come mostrano talento nel burlesco e nel satirico, a me ne parrá assai bene; ma non posso dar giudizio, perché non ho veduto altre scritture. Non so poi che diavolo si voglia quel bricconcello di N. con tante sue lettere. Non sono necessarie se non al necessario. V. S. lo saluti da mia parte, ma gli soggiunga ch’io non rispondo perché la mia penna è impedita. Non so che si vogliano cotesti poetuzzi stiticuzzi : ci lascino stare una volta.

Faccia i miei baciamani al signor conte d’Aglié; e se V. S. s’abboccherá col cardinale principe di Savoia, riverisca S. A. da mia parte, com’io riverisco il signor Bruni, di cui aspetto il discorso sopra il loco di Platone, tanto celebrato dal signor marrhp.se Manso.

Di Napoli [8 ottobre 1624].