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vicina casa, la quale è quella della predetta Lucia; dove, prestamente fattomi venire il sacerdote ed il medico, mi confessai prima, e poi mi feci cavar la spada fuori e medicarmi. Stetti per quella notte in essa casa, e la mattina con una seggetta di V. A. mi feci portare a casa mia; nella quale essendo poi stato ben curato, mi son ridutto per grazia di Dio al sicuro stato che dissi di sopra, con gran meraviglia non solo di tutta la cittá ma de’ medici istessi, che insi no m’aveano fatto dar l’estrema unzione come a moribondo. La qual leggerezza di male è proceduta perché la spada, passando per la cavitá del torace, o non toccò il polmone o, se ’l toccò, lo strisciò sdrucciolando e senza offenderlo.

Ora, quantunque la pace non bisogni (perché io nella mia spiritual confessione perdonai al nemico in tutto e per tutto); pure, perché V. A. vuol che quella si celebri per farmi dar compito risarcimento e per totale adempimento del giusto, io mi rimetto in ogni cosa a lei e serro (come è in proverbio) ambedue gli occhi. Solo le soggerisco e propongo che a me basterebbe che l’offensor confessasse il fatto, se non tutto almeno quattro capi d’esso, giaché nell’offese io mi trovo averne il peggio, non ostante ch’egli sia in rischio di rimaner zoppo. Il che se egli fará, si potrá fra noi solennizzar pace formata; se noi fará, sia anco in buon’ora, perché né piú né meno io gli confermo il prefato perdono (il qual della pace è quasi uno equivalente), e quel che promisi a Dio riprometto all’ A. V. di nuovo.

I quattro capi sono i seguenti: primo, la premeditazione del caso; secondo, la provocazion delle parole; terzo, la botta del braccio, datami avanti ch’io finissi di cacciar mano; e quarto, la ferita del petto datami poi ch’io cascai, massimamente di caduta cagionatami non da virtú sua, cioè da impeto di qualche suo colpo, ma da disgrazia mia, cioè da sfallimento d’un de’ miei piedi.

II primo capo, che è la premeditazione, si prova con piú ragioni. Una è che l’offensore, per esser giá stato da me confuso piú volte nelle dispute dell’accademia, m’avea spesso calunniato e lacerato in absenza, si come si può sapere, ogni volta che si vuole, da cavalieri qualificati, ed in particolare dal