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LXXXI

Al medesimo


D’un’altra accademia tenutasi in Roma.

S’è fatta un’altra accademia e v’era tutto il mondo. Altri hanno parlato, ma per veritá non s’è sentito altro mormorio tra’ piú grandi se non questo: — Ci vogliono degli Achillini. — Se il vecchio ode, non si sa, perché ci sono dei ricchi... (0. I cardinali tra loro parlano, finita l’accademia: si parla toscano finora e non latino.

Doppo questa seconda, nella quale si trattò del testamento di David, nel terzo dei Re, al capitolo secondo, montammo in carozza Ludovisio, Aldobrandino, Savoia ed io. Il padrone mi disse: — Achillino, se aveste avuto a parlare oggi, che cosa avresti detto? — Risposi: — Se VV. SS. illustrissime avranno pazienza d’udirmi e che la carozza vada piano piano, voglio con cinque demonstrazioni far loro toccar con mano il contrario di tutto quello che oggi hanno inteso. — E cosi feci con grandissimo gusto.

Questi altri giorni poi me la sono ito passando con giocar a primiera col padrone ed Aldobrandino; ma il diavolo è l’aver sempre disdetta. Mandatemi un memoriale giusto di quello che vuole vostro fratello, diretto al papa, ché avrò il servizio, se non vien giú il mondo.

[Di Roma, agosto o settembre 1621].

Poscritto di Girolamo Preti. — Signor Lamberto smemorato di me! L’ultima accademia, benché bella e buona, non ha servito ad altro che a glorificare il signor Achillino per l’azion sua nell’accademia antecedente. Il signor cardinale gli vuol grandissimo bene e fa stima grandissima di lui, e la corte ha grandissimo concetto del valor suo. Questo è detto per testimonianza della veritá e per consolazione di V. S., la quale però non si ricorda di me, povero soricino.

(il Lacuna nel testo [Ed.].