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mercé alla protezione de’ patroni potenti i quali hanno preso questo carico sopra di sé, ed anche perché cosí confido nella mia innocenza ed integritá. Poiché io non negherò mai d’aver piú volte avute e lette e recitate delle poesie oscene e sporche capitatemi in mano per diverse occasioni, ed anch’io me ne son riso e n’ho burlato con amici e datone copia; ma non mai potrá dire alcuno con veritá che di essi componimenti io sia stato l’auttore, se bene alle volte per mia vanitá ho detto di si. Anzi molti ili quelli ne vanno a torno sotto mio nome, sparsi a bello studio da’ miei inimici con intenzione di nocermi nella fama di buon cristiano. Priego V. S. a voler confidentemente avvisarmi di quel che sa in si fatta materia e dell’essere e qualitá di quel giovane che fu prigione, il quale io non conosco né so come sia possibile che m’abbia nominato. E per farle conoscere che nelPanimo mio non ha luogo una minima ombra di sospetto, e che in effetto io le conservo e conserverò sempre quella affezione che per l ’addietro le ho portato, e che io sofficientemente le corrispondo in riamarla, la priego anche a voler quanto prima mandarmi il suo ritratto (dico quello ch’ Ella ha in camera, giá fatto dal Palma), perché, cavata ch’io n’averò una copia, subito glielo rimanderò indietro.

Questa è cosa che mi preme assai e qui conoscerò se m’ama, si come io procurerò sempre occasione che debba fare. Il mio fine non è altro che d’onorar V. S., ed avendola del continuo nella mente e nel cuore, voglio anche averla nel mio studio, dove da un tempo in qua ho raccolto quasi un museo coll’ immagini di tutti gli uomini illustri ed eminenti di nostri tempi, fra i quali voglio dare a lei quel luogo riguardevole che è conveniente al suo sommo valore. Di grazia, non manchi di consolarmene, mandandolo qua in Ravenna ben ravvolto e ben condizionato accioché per via non si guasti.

Di me non ho altro da dirle se non che la Dio mercé ho giá accomodato il fornaio con mille scudi d’oro d’entrata. Onde penso in breve di tornare alla corte del serenissimo di Savoia e di lá trasferirmi a Vinegia, dove ho da publicare undeci volumi d’opere mie, una delle quali sará la raccolta dei detti