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vorremo incrudelire con tanta austeritá che non s’ammettano se non gl’immacolati, si verranno ad escludere forse tutti senza rimanerne pur uno. Perciò diceva il medesimo nel primo de’ Sermoni y al decimo:

Age, quaeso,

tu nihil in magno doctus reprehendis Homero ?

nil comis tragici mutai Lucilius Acci >

Le quali parole, come voi meglio di me sapete, hanno a pronunciarsi interrogativamente con ironia, volendo quasi dire il contrario, cioè non esser poeta in cui alcuna cosetta da emendare non si ritrovi. Vi sovviene di ciò che dice Quintiliano ne! decimo libro, al capitolo De imitationeí «In magni s quoque auctoribus incidunt aliqua vitiosa et a doctis inter ipsos edam mutuo reprehensa». E l’istesso, nel medesimo libro, al capitolo primo: «Neque id statini legenti persuasum sii, omnia, quae optimi auctores dixerint, utique esse perfecta. Nani et labuntur aliquando et oneri cedunt et indulgent ingeniorum suorum voluptati, non se ni per intendunt animum, nonnunquam fatigantur; cum Ciceroni dormitare interim non solum Demosthenes; Horatio vero etiam Homerus ipse videatur». Non deono dunque i signori sindici di Parnaso e gabbellieri degl’impacci esser tanto importuni che vadano ricercando sottilmente nelle poesie col fuscellino ogni scropoletto; né dobbiamo noi, quando altri ciò faccia, alterarci punto né risentirci, ma sforzandoci d’appagare il disiderio di Fiacco, ci basterá che, se pure ne’ nostri scritti si troverá qualch ’emenda di poco momento, almeno le parti principali abbiano in sé tanto di bello che ricuopra qualsivoglia difetto. Chi ha giamai piú di me sofferti i latrati di questi mastini e i zuffolamenti di queste serpi? Io non dico giá di non potere errare, poiché niuno scrittore può esser tanto occhiuto, quantunque Argo sia, ch’alle volte non inciampi senza avvedersene; massime io, che mi stimo piú d’ogni altro degno di correzione, e nelle cui cose è verisimile che delle imperfezioni non manchino. Dovrebbono però contentarsi questi, non dirò Zoili e Aristarchi ma piú tosto Momi e Pasquini, di disfogar contro l’opere sole la