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III
Al medesimo
Loda un sonetto e chiede una dilazione pel pagamento dei danari avuti in prestito.
Il suo gentilissimo sonetto è pieno di tante bellezze e di si varie ricchezze, ch’ io non potrei cosí in fretta minutamente considerarlo e discorrere a pieno sopra i suoi ornamenti: mi riserbo però a farlo piú agiatamente. Io voleva dimane essere da V. S. illustrissima a supplicarla mi favorisce d’aspettarmi qualch’altro di intorno a quel negozio, perché avrò questa settimana alcuni dinari e spero di sodisfarla; e credami ch’io sono stato questi giorni assai flagellato dalla fortuna. Perdonimi della mia soverchia importunitá e malcreanza, ed aggiungasi questo altro a’ tanti oblighi ch’io le tengo. E le resto baciando umilissimamente le mani.
Di casa [1593].
IV
Al medesimo
Domanda alcune rime e il dialogo Dell’amicizia del Tasso.
Sono forse due mesi ch’io scrissi un’altra lettera a V. S.
illustrissima, consegnata in mano del signor Vincenzo Filinghieri, con desiderio di saper nuova della sua salute e della
memoria che di me tiene. Ora ch’io aspettava da lei risposta,
intendo che non l’abbia ancora ricevuta o per negligenza di
chi l’inviò o per pigrizia di chi la portò. Per la qual cosa
non vorrei che mi dasse colpa o di malcreato o di trascurato,
percioché né questo al mio debito, né quello al suo merito si
conviene. Desidero di nuovo mi favorisca d’una sua riga, la quale
a me sará tanto cara quanto è la riverenza ch’io le debbo ed
il numero degli oblighi ch’io le tengo. La supplico ancora a
volermi far grazia delle sue rime, le quali gran pezzo fa l’ inviò
il -signor Sertorio Quattromani; e, quando le fosse commodo