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Da piú segni è ora lecito avvisare che le cose negli ultimi tempi sono andate cambiando, l’ondata strutturalistica e neoformalistica nel ritirarsi ha lasciato un adeguamento del gusto di lettori e studiosi a quello artistico e letterario piú avanzato, singolarmente incline a un incontro col barocco sul suo stesso terreno. Si pensi a quanto è avvenuto nella filologia musicale: fino a ieri l’editore di musiche barocche non teneva alcun conto del timbro esatto, della potenza specifica, delle attitudini degli strumenti originari, parecchi disusati o tramutati, i materiali non piú quelli, cangiate le tecniche di fabbricazione, tutto diverso il tirocinio musicale (a non dire di quello sociale ed umano) degli esecutori che di quelli strumenti si valgono.

Basandoci su queste considerazioni, abbiamo mirato, nella presente edizione áe;YAdone, a un equilibrio sensibile fra quanto — in potenza — è contenuto nel sistema di notazione originario e quanto— in pratica — le nostre apparecchiature mentali sono disposte a recepire. Ciò comporta un margine, che ci si è sforzati di mantenere discreto, di arbitrio editoriale; come potrebbe essere nel trapasso (per restare alla metafora musicologica) dallo stadio dell’ispezione erudita a quello dell’impatto esecutivo con un pubblico specifico in un ambiente acustico particolare (corrispondente, nel nostro caso, alle tradizionali caratteristiche degli « Scrittori d’Italia »).

Il testo che qui si offre è dunque, in materia di interpunzione e di caratteristiche grafiche, tangibilmente conservativo; ma l’eventuale studioso dell’arte di puntar gli scritti non potrebbe certo giovarsene come d’un documento integro, né troverá notizia degli interventi singoli sui segni originari. Ogni cura abbiamo adibito alla conservazione del ductus mariniano, nella sua struttura complessa e contrappuntata, scrupolosamente rispettata fin dove fosse possibile senza che ne nascessero ambiguitá non macchinate dall’Autore.

Su questa base, si è mirato a contenere gli interventi in una misura sistematica: i due punti sono generalmente sostituiti a un punto fermo dell’originale quando sia parso utile sottolineare l’unitá, anche logica, di un periodo strofico; o sono disposti nel luogo d’una originaria virgola quando si trattasse di rallentare o appena sostenere un ritmo, agli occhi del lettore moderno (quello barocco era avvezzo a ben diversamente barcamenarsi nei meandri dell’interpunzione), troppo precipitoso o slombato. Tuttavia, considerato che l’uso dei due punti è nell’originale rarissimo, il lettore curioso dell’ars punctandi potrá esau-