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51.Prende allor l’arco in man prima Frizzardo,
ch’è fabricato del piú bianco dente,
e da la selva, ond’è crinito, un dardo
svelle, qual piú gli par saldo e pungente.
Il segno e ’l sito essamina col guardo,
ed al vantaggio suo volge la mente.
L’arco in mezo sostien con la sinistra,
con la destra il quadrel gli somministra.

52.Incoccato ch’ei l’ha, pria che lo scocchi,
pria che ’l forbito avorio allarghi e stenda,
piglia la mira, e studia ben con gli occhi
dove l’un drizzi, e come l’altro spenda.
La distanza misura, acciò che tocchi
in parte l’animal ch’egli l’offenda.
L’occhio, il braccio, la mano in un rassetta,
l’arco a tempo, la corda, c la saetta.

53.Tragge il gomito indietro e la pennuta
verga verso la poppa accosta insieme.
In tondo il semicircolo si muta,
vanno a baciarsi le due punte estreme,
si dischiava la noce, e l’asta acuta
salta e ronza per l’aria, e fugge e freme.
L’arco il suo sesto alfín ripiglia e torna,
giá rallentato, a dilatar le corna.

54.Ch’arrestasse la Fera alquanto il moto
l’Ethíopico Arcier non ben sostenne,
ond’ella allor, ch’ai sibilar di Xoto
sentí del novo strai batter le penne,
fatto sforzo maggior, non solo a vóto
fu cagion che la freccia a cader venne,
ma spezzato il capestro, ond’era avolta,
per la piazza fuggí libera e sciolta.