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131.Del vago animaletto ammira e loda
Adon la strana e barbara ricchezza.
Quei gli saltella intorno, e come goda
ambizioso pur di sua bellezza,
con la lingua festiva e con la coda
lusinghevole il lecca e l’accarezza.
Erge in alto le zampe, e non mordaci
co’ lascivi latrati alterna i baci.

132.Per ombroso sentier ne vanno insieme
traversando la selva e la campagna
fin colá dove a le radici estreme
si termina il vallon d’una montagna;
né dal fanciul, che pur alquanto teme,
si dilunga la guida, o la compagna.
Quivi a piè d’un gran noce ella s’arresta,
ch’è un’arbor sola, e sembra una foresta.

133.Grande è la pianta, ed oltre l’esser grande,
ciò che d’ogni stupor trascende i modi
è che ne’ rami che dintorno spande
son d’oro i frutti ben massicci e sodi.
Ma quattro vaghe Arciere ha da le bande,
che sempre notte e di ne son custodi,
e vestite ed armate a l’uso istesso
de la scorta d’Adon, le stanno appresso.

134.Adon le dimandò chi fusser quelle,
ch’erano del bel tronco in guardia messe;
s’eran Dee di quel loco, o pur Donzelle,
e chi lor poste in tal ufficio avesse.
Dimandò se di lei fusser sorelle,
poi ch’avean l’armi e le fattezze istesse.
Cenno l’altra a le Ninfe, indi a le cose
dimandate da lui cosí rispose: