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63.Qual rosa oppressa da notturno gelo,
o di pioggia brumale il crin diffusa,
sovra le spine del materno stelo
impallidisce languida e socchiusa;
ma se Zefiro torna, o l’Alba in Cielo,
fuor del verde cappel sue gemme accusa,
e con bocca odorata e purpurina
sorride al Sole, a l’aura, ed a la brina:

64.tal parve a punto Adone, e raen cruccioso
il ciglio serenò torbido e tristo,
onde folgoreggiar lampo amoroso
tra i nembi de le lagrime fu visto.
Nel volto ancor tra chiaro e nubiloso
fe’ di riso e di pianto un dolce misto,
e di duol vi dipinse e di diletto
confuso il core un indistinto affetto.

65.Ella il ribacia, e perché giá piú rara
vede l’ombra del Ciel farsi in Levante,
levasi per uscir con l’Alba a gara
tutta di vezzi languida e cascante.
Mentre ch’è l’aria ancor tra bruna e chiara,
sorge, e sorger fa seco il caro amante.
Le Grazie appella, i dolci nodi rompe,
e chiede da vestir l’usate pompe.

66.Giovinette attrattive e verginelle
son queste, ignude, e ’n sottil velo avolte,
sempre liete e ridenti, e sempre belle,
sempre unite in amor, né mai disciolte:
di pari etá, di par beltá sorelle
con palma a palma in caro groppo accolte,
somiglianti tra sé, mostrano espresso
non diverso e non uno il volto istesso.