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3.La corporea beltá chiaro argomento
suol dar di non men bella alma gentile,
per cento indizii dinotando e cento
di nascondere in sé forma simile.
E quasi velo dilicato e lento,
o qual cristallo limpido e sottile,
fa tralucer di fuor gl’interni lumi
de’ signorili e candidi costumi.

4.E si come le ricche e nobil’arche
e le vasella d’alabastro e d’oro
non di materia vii si tengon carche,
ma di cose pregiate e di tesoro,
e gemmati monili, ed auree marche,
balsami ed ambre sol serbansi in loro,
cosí sotto bei membri e belle forme
chiuder non si suol mai spirto difforme.

5.E come i rozi affumigati tetti,
e le case selvagge ed impagliate
non son da Regi per albergo eletti,
avezzi ad abitar logge dorate,
ma son villani e rustici ricetti
di basse genti ignobilmente nate,
cosí nel nido d’una spoglia oscura
rade volte soggiorna anima pura.

6.Deh qual si può fra gli ordini mortali
discordanza veder che men convegna,
che man regger talor verghe reali,
d’aratro ancor, non che di scettro indegna?
ed orribili Arpie, Sfingi infernali
coronar del diadema onde si regna,
e sozze fere, e contrafatti mostri,
che si scopron poi tali a danni nostri?