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339.Per dar al mesto Giovane soccorso,
ne la foresta a tutta briglia il caccia,
ma di stender a pien spedito il corso
la spessura degli arbori l’impaccia.
L’insolente fellon senza discorso,
ch’Adone impaurito ha tra le braccia,
quando giunto si vede, a terra il getta,
poi si rimbosca, ed a fuggir s’affretta.

340.Volgesi alfine, e d’un grand’olmo antico,
per spiccarne un troncon, le cime abbassa,
ina tronche intanto il feritor nemico
su ’l ramo istesso ambe le man gli lassa.
Raddoppia il colpo, e in men ch’io noi ridico,
un occhio imbrocca, e ’l cerebro gli passa,
ond’a cader sen va con fier muggito
il difforme Salvatico ferito.

341.Per una ripa, che da l’orlo al fondo
trecento braccia ha dirupato il sasso,
Sidonio allor Io smisurato pondo
spinge col piede, e lo trabocca al basso.
Cerca Adon poscia indarno, e perché ’l mondo
giá si rischiara, alfin ritira il passo,
e quindi esce a l’aperto in largo piano,
che da Pafo non è molto lontano.

342.Il buon destrier per le spedite strade
sollecitò con importuni sproni,
ma pur quand’egli entrò ne la cittade
eran de l’alto dí pieni i balconi.
Scorre di qua di lá borghi e contrade,
e giunge a la gran piazza in su gli arcioni,
dove un teatro spazioso e novo
coronato è di sbarre in forma d’ovo.