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LA FUGA

47.Havvi Alessandro, che d’allòr la chioma
circonda intorno, e Cesare e Pompeo,
ed Annibái, che l’Alpi espugna e doma,
e Scipio che gli toglie ogni trofeo,
Muzio, Orazio, Marcello, e qual mai Roma
celebra Eroe piú chiaro, o Semideo;
indi i piú degni de’ piú degni inchiostri
Capitani e Guerrier de’ tempi nostri.

48.Enrico il grande in prima èwi scolpito,
che da fanciul s’avezza a’ gravi incarchi,
e ’n ben cento giornate a pugna uscito,
sempre palme n’ottiene, e statue, ed archi.
V’è Carlo Emanuel non meno ardito,
che non è Rege ed emula i Monarchi:
solo in guerra possente a sostenere
pria le Galliche forze, e poi I’Ibere.

49.V’è il Farnese Alessandro, il qual di Gigli
fregia l’insegna, e pur i Gigli assale,
né tra’ suoi piú pregiati antichi figli
può ’l Tebro annoverarne un altro tale.
Far poi Durenza e Lisara vermigli
con fortuna al valor scòrgesi eguale
Francesco Bona, il Marescial di Francia,
de la gloria Francese e scudo, e lancia.

50.Animoso Garzon poscia si vede
a le Tartare squadre il petto opporre,
e le sbaraglia: ed ha tai lettre al piede,
«Gismondo invitto, il Transilvano Hettorre».
Segue un Eroe che la Cesarea sede
difende al Turco e l’Ungheria soccorre,
e «’l gran Giovanni Medici» di sotto,
«Novo Achille d’Hetruria», espone il motto.