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GLI ERRORI

135.Ma pria che ’n polve ben minuta e trita
io mandi Tossa, e dia la polve al vento,
se mi dirai dov’è colei fuggita,
ch’io son piú giorni a seguitare intento,
esser potrá ch’a toglierti di vita
alquanto il furor mio caggia piú lento. —
Malagorre a quel dir contro la guancia
del brando rotto il manico gli lancia.

136.Ed oltracciò fra l’indice e ’l mezano
per beffa il primo dito in mezo accolto,
stendendo verso lui la destra mano,
gli dice — Or togli — e spútagli in su ’l volto.
Per tórre indi un forcon si cala al piano,
e perché teme intanto esserne còlto,
solleva il moncherin de la sinistra,
de le difese sue debil ministra.

137.Ché ’ncontro a quel furor tremendo e crudo
schermo non è, ch’a ricoprire il vaglia:
né gli varria, s’avesse anco per scudo
di triplicato bronzo ampia muraglia.
Giá piombando d’Orgonte il ferro ignudo,
tutto per mezo Tosso il braccio taglia;
rotto l’arnese poi, che lo ripara,
sovra l’omero scende, e ’n due Io spara.

138.Non bel concerto di dentato ingegno,
misurator del tempo, unqua si vide,
mentre il girar con infallibil segno
e de Tore e del Sol mostra e divide,
se talvolta gli stami, ond’han sostegno
i suoi pesi piombati, altri recide,
del volubile ordigno a un punto immote
fermar sí ratto le correnti rote: