Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. II, 1977 – BEIC 1871053.djvu/177


75.— Questa mi par per breve spazio stanza
commoda ed oportuna al tuo soggiorno.
Cara suora, se m’ami, abbi costanza
infino al venir mio, ch’io parto e torno. —
Cosi le dice, ed ella ogni baldanza
perdendo, e scolorando il viso adorno,
stupida resta, e conturbata tanto,
che risponder non sa, se non col pianto.

76.Pur rivolgendo in lui gli umidi rai,
lo stringe con dolcissime ragioni.
— Frate — dicea la misera —, tu vai,
e tra fere mi lasci, e tra ladroni:
e mi predice il cor, che piú giá mai
non t’ho da riveder, se m’abbandoni.
Se non senti pietá del mio dolore,
murato hai ben di rigid’Alpe il core! —

77.Con lo sprone e col fren fan lite in lui
Natura, Amor, desire, e tenerezza.
Ma convien che costei ceda a colui,
che di ragione ogni ritegno spezza;
né cura aver de la sorella altrui
può chi la propria madre anco disprezza.
Sí dopo molte alfin lagrime sparte
al Ciel la raccomanda, e si diparte.

78.Come s’allor che piú spedito corre
per l’Olimpica polve o per l’Elea,
tra via carro si schioda, e viensi a sciorre
una de le due rote onde correa,
arresta il moto, e vedesi scomporre
la gemina uni’on che ’l sostenea:
gemono gli assi, e sotto il duro intoppo
va serpendo il timon spezzato e zoppo: