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canto primo 91


139.Col bel fanciullo, ove grand’ombra stende
pergolato di mirti, il Pastor siede.
Quivi Adon sue fortune a narrar prende,
de la contrada e di lui stesso chiede.
L’un gli risponde, e l’altro intanto pende
dal parlar, che d’amore il cor gli fiede.
— Strani — gli dice — oltr’ogni creder quasi,
Peregrino gentil, sono i tuoi casi.

140.Ma cangiar patria omai deh non ti spiaccia
con sì bel loco, e rasserena il ciglio:
ché se pur (come mostri) ami la caccia,
qui fere avrai senz’ira, e senza artiglio.
Né creder vo’, che ’ndarno il Ciel ti faccia
campar da tanto e sì mortal periglio,
o senz’alta cagion per via sì lunga
perduto legno a queste rive giunga.

141.Così compia i tuoi voti amico Cielo,
e secondi i desir destra Fortuna,
come, fra quanti col suo piè di gelo
paesi inferïor scorre la Luna,
non potea più conforme a sì bel velo
terra trovarsi, o regione alcuna.
Certo con lei, che con Amor qui regna,
sol di regnar tanta bellezza è degna.

142.L’Isola, dove sei, Cipro s’appella,
che del mar di Panfilia in mezo è posta.
La gran reggia d’Amor (vedila) è quella,
ch’io là t’addito invèr la destra costa.
Né (se non quanto il vuol la Dea più bella)
colà già mai profano piè s’accosta.
Scender di Ciel qui spesso ella ha per uso,
in altro tempo il ricco albergo è chiuso.