Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/466

I TRASTULLI

O bellezza immortal, perché ne Tonde
ti lavi tu, se son di te men pure?

L’acque a le macchie tue divengon monde,
e fansi belle con le tue brutture.

Deh poi ch’a sí soavi e sí seconde
destinato son io gioie e venture,
ch’io ti lavi e t’asciughi ancor consenti
con vivi pianti, e con sospiri ardenti.

E s’è ver che ne’ fonti anco e ne’ fiumi
amoroso talor foco sfavilli,
fa’ che com’Aci in acqua io tni consumi,
e com’Alfeo mi liquefaccia e stilli.

Forse raccolto tra’ cerulei Numi,
mirando i fondi miei chiari e tranquilli,
fia che ne la stagion contraria al ghiaccio
la bella fiamma mia mi guizzi in braccio. —

Cosí discorre, e ’ntanto i freddi umori
prendon vigor da Tamorose faci.

Amor gli stringe, e stringe i corpi e i cori
con lacci indissolubili e tenaci.

Del nodo che temprò que’ fieri ardori
fe’ catene le braccia, e groppi i baci;
e con la propria benda ai vaghi amanti
forbí le membra gelide e stillanti.

Giunto era il Sol del gran viaggio al fine
lasciando al suo sparir smarriti i fiori.
Facean scorta ai silenzii ed a le brine
l’ombre volanti e i sonnacchiosi orrori.
Chiudea la Notte in bruno velo il crine
mendica de’ suoi soliti splendori,
ché la stella d’Amor d’amore accesa
in ciel non venne, ad altro ufficio intesa.