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39.Quando volò ne l’immortal soggiorno,
nacque nel mondo un temerario errore.
Del manto ch’ei lasciò si fece adorno
un aversario suo, detto Dolore.
Questi sen va con le sue vesti intorno,
si che ’l somiglia a l’abito di fore;
onde ciascun mortai preso a l’inganno,
in vece del Piacer segue l’Affanno.

40.lo son poi sua compagna, io son colei
che volgo in gioia ogni travaglio e duolo.
Da noi soli aver puoi (se saggio sei)
quel piacer de’ piacer ch’ai mondo è solo.
De’ suoi seguaci, e de’ seguaci miei
è quasi innumerabile lo stuolo;
né tu dèi men felice esser di questi,
poi che giunger tant’oltre oggi potesti.

41.Qui lavarti conviene. A ciò t’invita
il loco agiato, e la stagion cocente.
Nostra legee il richiede, e la fiorita
tua bellezza ed etate anco il consente.
Ma piú quella beltá, che teco unita
teco (oh te fortunato) arde egualmente.
Non entra in questa casa, in questo bosco
chi non vaneggia e non folleggia nosco. —

42.A queste parolette Adon confuso
nulla risponde, e taciturno stassi,
ch’a tenerezze tante ancor non uso
tien dimessa la fronte, e gli occhi bassi.
Ma da piú Ninfe è circondato e chiuso,
che non voglion soffrir ch’innanzi passi.
Qual dal bel fianco la faretra scioglie,
qual gli trae la cintura, e qual le spoglie.