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123.Mentr’elle ivan cosí con canti e balli
alternando Evoè giolive e liete,
intente tuttavia negl’intervalli,
sgonfiando gli otri, ad innaffiar la sete:
passando Adon di queU’amene valli
ne le piú chiuse viscere secrete,
trovò morbida mensa, ed apprestati
erano intorno al desco i seggi aurati.

124.— Qui, bellissimo Adon, depor conviensi
ricominciò Cillenio — ogni altra cura.
Col ristoro del cibo uopo è che pensi
di risarcir, di rinforzar Natura.
E poi che ciascun giá degli altri sensi
in queste liete piagge ebbe pastura,
vuoisi il Gusto appagar, però che tocca
del diletto la parte anco a la bocca.

125.La bocca è ver, che de human sermone
(solo ufficio de l’uomo) è nunzia prima.
Concetto alcun non sa spiegar ragione,
che per lei non si scopra e non s’esprima:
Interprete divin, per cui s’espone
quanto nel petto altrui vuol che s’imprima
(e la voce è di ciò mezana ancella)
l’intelletto e ’l pensier di chi favella.

126.Ma serve ancora ad operar, che cresca
l’interno umor, né per ardor s’estingua;
a cui quando talor cibo rinfresca
fa credenziera e giudice la lingua;
né per la gola mai passa alcun’ésca,
ch’ivi prima il sapor non si distingua.
Fatto il saggio ch’ell’ha d’ogni vivanda,
in deposito al ventre alfin la manda.