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CANTO SETTIMO

Saltellando garrisce, e poi s’asconde
il Calderugio in fra i piú densi rami.
Seco alterna il Canario, e gli risponde
quasi d’Amor lodando i lacci e gli ami.
Recita versi il Solitario altronde,
e par che ’l Cacciator «perfido! •> chiami.
Fan la Calandra e ’l Verzelin tra loro
e ’l Capinero e ’l Pettirosso un coro.

La Merla nera e ’l Calenzuol dorato
odonsi altrove lusingar l’udito.

La Pispola il Rigogolo ha sfidato,
con l’Ortolan s’è il Beccafico unito.
Contrapunteggian poi da l’altro lato

10 Strillo, e ’l Raperin che sale al dito.
Con questi la Spernuzzola e ’l Frusone,
e lo Sgricciolo ancor vi si frapone.

Con l’Assiuolo il Lugherin si lagna,
col sagace Fringuel lo Storno ingordo.
L’Allodetta la Passera accompagna,

11 Fanello fugace il pigro Tordo.
Straniero augel di selva o di montagna
non s’introduce in sí felice accordo

se (giudice la Dea) non porta in prima
di mille vinti augei la spoglia opima.

Canta tra questi il Musico pennuto,
l’augel che piuma innargentata veste;
quel che con canto mortalmente arguto
suol celebrar l’essequie sue funeste;
quel che con manto candido e canuto
nascose giá l’Adultero celeste,
quando da bella Donna e semplicetta
fu la fiamma di Troia in sen concetta.