Pagina:Marino, Giambattista – Adone, Vol. I, 1975 – BEIC 1869702.djvu/367


179.Or dov’altri donzelli in varie guise
de’ primieri elementi apprendean l’arte,
il malvagio scolar giunto s’assise
ne la piú degna ed onorata parte.
Quindi poi sorto, a recitar si mise
la lezzion su le vergate carte,
e quasi pur con indice o puntale,
la tabella scorrea con l’aureo strale.

180.Ma però che non ben del suo dettato
seppe le note espor, con scorni ed onte
ne fu battuto, ond’ei con l’arco aurato
al Senno precettor ruppe la fronte.
Cosí fuggissi, ed a l’albergo usato
non osando tornar, calò dal monte,
e con la turba insana e fanciullesca
venne in desio d’essercitar la pesca.

18 r. E mancandogli corda, agli aurei crini
svelle una ciocca, e lungo fil ne stende,
e questo immerso entro i zaffir marini
in vece d’asta, ad una freccia appende.
Gittan lo stame ancor gli altri Amorini,
perde il tempo ciascuno, e nulla prende.
Solo il mio figlio a strana preda inteso
tragge carco il lacciuol di ricco peso.

182.Guizzava a punto in quella istessa riva,
dove i dolci de’ cor Tiranni e Ladri
intendeano a pescar, Ninfa lasciva,
cui pari altra non ebbe occhi leggiadri.
Mentre perle costei cogliendo giva
dal cavo sen de le cerulee madri,
vide folgoreggiar per entro l’onda
del pargoletto Dio la treccia bionda