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163.Sotto la sua vittoriosa insegna
piangon mill’alme afflitte i propri torti.
Mansueto e feroce, ama e disdegna,
prega e comanda, or pene, or dá conforti.
Leggi rompe, armi vince, e mentre regna,
piega i saggi egualmente, e sforza i forti.
Risse e paci compone, ordisce inganni,
sa far lieti i dolori, utili i danni.

164.Tenero come ortica, e come cera
è duro, umil fanciullo, e fier Gigante.
11 disprezzo lo placa, e la preghiera
piú terribile il rende, e piú arrogante.
Qual Protheo, ha qualitá varia e leggiera,
in tante forme si trasforma e tante.
Ha l’entrata ne’ cor pronta e spedita,
faticosa e difficile l’uscita.

165.Ha faci, e reti, e lacci, ed arco, e dardi:
quant’ha, tutto è veleno, e tutto è foco.
Mostra viso benigno e dolci sguardi,
or salta, or vola, e non ha stabil loco.
Forma falsi sospir, detti bugiardi,
spesso s’adira e volge in pianto il gioco.
Quel che giova non cura, o quel che lice,
né teme genitor, né genitrice.

166.La spada a Marte e la saetta a Giove
toglie di mano, e sí l’aventa e vibra!
Repentino e furtivo assalti move,
né con scarse misure i colpi libra.
Fa piaghe inevitabili, e lá dove
passa, attosca gli spirti in ogni fibra.
v a per tutto, e per tutto or cala, or poggia,
ma sol ne’ cori, e non altrove alloggia.