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180 l’innamoramento


111.Reverenza, pietate, amore e tema
fan nel dubbioso cor fiera contesa;
ma perché deve ogni fortuna estrema
subitamente esser lasciata o presa,
non ricusa il favor, ma gela e trema
mentre s’appresta a sì soave impresa,
in quel gesto pietoso ed attrattivo,
con cui ride languendo occhio lascivo.

112.— Santo Nume — dicea — cui Cinto e Delo
porge voti, offre incensi, altari infiora,
vostra grande in Abisso, in Terra e ’n Cielo
virtù, chi non conosce, e non adora?
Scusate il cor, se con perfetto zelo
celebrar non vi sa quanto v’onora,
e l’ardir de la man prendete in pace,
che ’n sì degn’opra è d’ubbidirvi audace.

113.Deh qual ventura mai, qual proprio merto
d’infelice mortal tant’alto giunse?
Ben ho da benedir questo deserto
che le fide da voi serve disgiunse,
e quel, per cui m’è tanto bene offerto,
spinoso stel, che ’l bianco piè vi punse;
e vo’ segnar per tante glorie mie
con pietra lesbia un sì felice die.

114.Scintillan tante fiamme e tanti raggi
nel sembiante ch’io scorgo, altero e bello,
che dar poriano invidia e far oltraggi
al vostro ardente e lucido fratello.
Onde non già de’ boschi aspri e selvaggi,
ma Dea de’ cori e degli Amor v’appello;
ché s’io m’affiso in voi, di veder parmi
al volto Citherea, Dïana a l’armi. —