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canto terzo 169


67.Pallidetta s’arresta e dolorosa
que’ begli ostri a stagnar col bianco lino,
e ’ntanto folgorar vede la Rosa,
già di color di neve, or di rubino.
Ma per doppia ferita ancor non posa,
né de la traccia sua lascia il camino.
Vinta la doglia è dal desire, e cede
a la piaga del cor quella del piede.

68.Or giunta sotto il solitario monte,
dove raro uman piè stampò mai l’orme,
trova colà su ’l margine del fonte
Adon, che ’n braccio ai fior s’adagia e dorme
ed or che già de la serena fronte
gli appanna il sonno le celesti forme,
e tien velato il gemino splendore,
veracemente egli rassembra Amore.

69.Rassembra Amor, qualor deposta e sciolta
la face, e gli aurei strali, e l’arco fido,
stanco di saëttar posa talvolta
su l’Idalio frondoso o in val di Gnido,
e dentro i mirti, ove tra l’ombra folta
han canori augelletti opaco nido,
appoggia il capo a la faretra, e quivi
carpisce il sonno al mormorar de’ rivi.

70.Sì come sagacissimo Seguso
poi che raggiunta ha pur tra fratta e fratta
vaga fera talor, col guardo e ’l muso
esplorando il covil, fermo s’appiatta;
e ’n cupa macchia rannicchiato e chiuso
par che voce non oda, occhio non batta,
mentre il varco e la preda, ov’ella sia
immobilmente insidïoso spia: