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fanno i Guatteri!... Venite a vedere se non sono infami traditori!...

Pappone e Salame, seguiti da altri Citrulli, si slanciano, urtando e respingendo i servi verso le porte delle cucine.

Si rimpinzano di lepre in salmì! Hanno messo da parte i capponi e i tacchini coi tartufi... il brodo Béchamel... la salsa tartara, i migliori cibrei, e i pasticci di riso allo zafferano... Ci sottraggono la parte più fine del banchetto, e ci lasciano la Carogna reale!... Avanti! Coraggio! Sfondiamo la porta!...

Forzati dalla folla dei Citrulli, i battenti cadono. Rumore di lotta. Fragore di paiuoli e di alari. Un fumo grasso e aromatico sfugge dalla cucina e annebbia il refettorio, ove l’aria è già densa e greve per gli aliti dei convitati e i vapori incandescenti che emanano dai bagni funebri. Per ottenere sulla scena una crescente oscurità, bisogna far scendere ad uno ad uno sulla ribalta veli verdastri e crespi neri che rendano sempre più imprecisi i contorni e attutiscano delicatamente le voci. La seconda parte del 3° atto non è che l’incubo fumoso dei convitati in preda all’ubbriachezza. I movimenti d’insieme, i gesti e le voci, sognati piuttosto che vissuti, dei Citrulli devono svanire a poco a poco ed affondare in un sinistro nebbione di terrore e di rimorso allucinante

FRA TRIPPA

ai servi che depongono sulla tavola il secondo bagno, contenente Masticafiele:

Io non ne prendo. Grazie.

FAMONE

mettendosi a tavola al posto di Mazzapicchio:

Non li ammazzate! Incatenateli (Gran rumore di lotta nelle cucine) E portateli qui, imbavagliati