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SOFFIONE

compare trionfalmente sulla soglia della cucina, maestoso sotto il gran berretto d’ermellino e nell’ampio grembiale d’amoerro candido, brandendo la casseruola d’oro. Lo segue un corteo jeratico di guatteri e di servi, che recano buoi e vitelli fumanti e che si fermano, battendo i piedi come un esercito davanti ad un ostacolo. Questo movimento d’insieme dev’essere eseguito dagli attori con la regolarità matematica dei fantocci Holden. Ma i loro gesti devono essere duri come quelli dei fantocci meno perfezionati che si vedono nelle fiere:

Olà! Servi!... Picchiate sui paiuoli!... Sbatacchiate coperchi e casseruole!...

Scoppia un gran fragore di metalli urtati violentemente. Anguilla dà buffonescamente dei buffetti sul muso del bue che fumiga fra le sue gambe; poi estrae carne pesta e castagne dalla bocca dell’animale e le assapora in estasi.

ANGUILLA

dal capitello:

Ah! Com’è buono, il ripieno!

SOFFIONE

lanciandogli un’occhiata furibonda:

Servi! Più forte!... Ancora tre volte!

Il fracasso si ripete, formidabile. Poi, Soffione riprende alzando la voce:

O Citrulli amatissimi! Stomachi benedetti e liberi Intestini!... In nome dell’eterno protettore delle vostre sante digestioni, io vi annuncio che il Pranzo dei Pranzi è servito!...

Gloria risonante e succulenta pienezza a voi tutti, amatissimi Citrulli, per tutti gli orifizî dei vostri corpi! (Con un sorriso paterno) Ed ora, mettetevi a tavola!...