te, l’immagine di quelle vivissime che mi attendevano al mio ritorno in patria. A Voi, illustre concittadino ed ammiratore di quel Goethe che diede al Manzoni nostro il vero battesimo della gloria, a Voi avvezzo, dal cielo olimpico e luminoso in cui spaziate, a contemplar le cime più ardue di quell’açvattha infinito, ch’è l’albero della scienza, non increscerà, io spero, dopo avere, con la vostra costante benevolenza accresciuto coraggio al vostro amico lettore, se io sono in qualche modo riuscito a presentarvi del Manzoni un ritratto abbastanza fedele, ritrovacelo nuovamente innanzi come figura degna di Voi; questo ritratto, in ogni maniera, nel mio desiderio Vi appartiene, se non altro come ricordo di quegli obblighi di sentita gratitudine, per i quali sono lieto io medesimo di non esservi più intieramente straniero.

Con questi sentimenti, gradite, illustre amico, il libro che Vi invio con la fiducia, non vorrei dire sola-