Pagina:Manzoni.djvu/34

32 il manzoni ed il parini.

        Mostra Vertunno e con la man ti chiama,
        Ed io, più ch’altri di tuo canto vaga,
        Già mi preparo a salutar da lunge
        L’alto Eridano tuo, che, al nuovo suono,
        Trarrà meravigliando il capo algoso,
        E tra gl’invidi plausi de le Ninfe,
        Bella d’un inno tuo corrergli in seno.


Nonostante la grazia di questo voluttuoso invito, il Monti non può muoversi, e se ne scusa con una lettera, la quale incomincia cerimoniosamente col voi e prosegue affettuosamente col tu. Loda moltissimo i versi, e conchiude: «Dopo tutto, sempre più mi confermo che in breve, seguitando di questo passo, tu sarai grande in questa carriera; e se al bello e vigoroso colorito che già possiedi, mischierai un po’ più di virgiliana mollezza, parmi che il tuo stile acquisterà tutti i caratteri originali.»

Nell’amore del Parini fu ancora confermato il Manzoni dall’affetto che lo legò poco dopo alla memoria del più caro discepolo dell’Autore del Giorno, l’Imbonati, dall’ombra del quale, nel noto Carme, ei si fa dire:

     . . . . . . Quei che sul plettro immacolato
     Cantò per me: torna a fiorir la rosa,

1
  1. Allude all’Ode La educazione, che il Parini scrisse pel giorno natalizio del suo allievo undicenne Carlo Imbonati all’uscire da una malattia, e che incomincia:

           Torna a fiorir la rosa
                Che pur dianzi languia
                E molle si riposa
                Sopra i gigli di pria.
                Brillano le pupille
                Di vivaci scintille.

    Questi versi sentenziosi del Parini dovettero far pensar molto