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XVIII.


I Promessi Sposi.


I Promessi Sposi furono qualche cosa d’impreveduto e di singolare, non pure nella letteratura italiana, ma nella vita stessa del Manzoni. Per quanto i Cattolici abbiano desiderato farne il loro proprio romanzo, nessuno avrebbe mai immaginato che dalle mani dell’Autore degl’Inni Sacri e delle Osservazioni sulla Morale cattolica sarebbero usciti i tipi di Don Abbondio e della Signora di Monza.

Come intorno alla conversione religiosa, furono fatte e scritte parecchie congetture intorno alla vera origine dei Promessi Sposi. Pare che, nel primo concetto, il soggetto principale del romanzo dovesse essere la conversione dell’Innominato; e ci vuol poca fatica a indovinare da quella scelta, che il Manzoni voleva ancora col proprio romanzo adombrarci un episodio della propria vita. Secondo il Sainte-Beuve, l’idea di eleggere la forma del romanzo sarebbe venuta al Manzoni dall’intendere che in quel tempo il Fauriel meditava anch’esso un romanzo storico, del quale pare che la scena dovesse collocarsi in Provenza.1 Ma poichè l’affermazione del Sainte-Beuve mi

  1. Il Fauriel, scrive il Sainte-Beuve, s’andava proponendo, circa quel tempo, di comporre un romanzo storico, di cui avrebbe certamente collocata la scena nel Mezzodì della Francia, in una di quelle epoche ch’egli conosceva così bene. Dopo aver finito